Maria Mies, una delle pensatrici più originali del mondo contemporaneo
- Marta Regattin
- 12 apr 2020
- Tempo di lettura: 5 min
L’"uomo-cacciatore" è un parassita, non un produttore

Sociologa e ricercatrice tedesca nel campo degli studi di genere sin dalla fine degli anni Sessanta, docente e attivista internazionale, Maria Mies è una delle pensatrici più originali del mondo contemporaneo nonché una delle principali rappresentanti insieme a Vandana Shiva della corrente ecofemminista, a partire dagli anni Ottanta. Conosciuta e stimata a livello internazionale in particolare per la sua teoria sul capitalismo-patriarcale, è autrice di numerosi libri e articoli femministi. Nel corso della sua vita si è occupata di tematiche riguardanti le donne, in particolare le donne dei paesi del Sud del mondo, la sostenibilità economica, l’ambiente, l’ecologia e le questioni di sviluppo mondiale, ma una delle sue preoccupazioni principali rimane la formulazione di un approccio economico alternativo a quello contemporaneo. La professoressa Mies ha lavorato diversi anni in India e nel 1979 ha fondato il Women and Development programme all’istituto di Studi Sociali di The Hage, nei Paesi Bassi, nel 1993 si è ritirata dall’insegnamento e oggi continua ad essere attiva nel Movimento delle donne e in altri movimenti sociali. Tra i suoi scritti più importanti ricordiamo Indian Women and Patriarchy (1980), il capolavoro Patriarchy and Accumulation on a World Scale (1986), Women: The Last Colony (1988), Ecofeminism (1993)¸ scritto insieme a Vandana Shiva, e infine un volume molto interessante sulla prospettiva di sussistenza, The Subsistence Perspective: Beyond the Globalised Economy (2000), scritto con Veronika Bennholdt-Thomsen.
Patriarchy and Accumulation on a World Scale, 1986

Pubblicato per la prima volta nel 1986, il libro progressista di Maria Mies Patriarchy and Accumulation on a World Scale ha rappresentato una svolta importante per le teorie femministe e oggi rimane uno dei maggiori contributi allo sviluppo di nuove teorie e pratiche. Indagando sulle origini della divisione del lavoro in generale e della divisione sessuale del lavoro in particolare - che l'autrice definisce come un processo violento con il quale certe categorie di uomini sono state in grado di stabilire una relazione di sfruttamento tra loro e le donne, altre persone e classi a partire dal XV secolo - Mies mette in relazione i processi storici di colonizzazione e di 'housewifization', termine difficilmente traducibile che si riferisce all’allontanamento delle donne dalla sfera delle relazioni pubbliche e la costrizione di queste ad un unico ruolo sociale, quello di casalinghe. “Con un modo di produzione predatorio, che è intrinsecamente patriarcale, la conquista diventa il più produttivo modo di produzione” (Mies 1986), spiega Mies, che definisce dunque la divisione del lavoro come predatoria e patriarcale, basata su una strutturale separazione e subordinazione degli esseri umani: gli uomini sono separati dalle donne, che hanno subordinato, gli europei sono separati dai popoli “selvaggi” che hanno colonizzato.
Le società premoderne non concepivano sé stesse come totalmente indipendenti dalla Madre Terra, considerata un organismo vivente
Come Vandana Shiva, anche Maria Mies spiega come nel patriarcato occidentale moderno questa separazione diventi separazione tra uomo e natura. Le società premoderne, per quanto spesso fossero patriarcali, non concepivano sé stesse come totalmente indipendenti dalla Madre Terra, considerata un organismo vivente. Con la crescita del capitalismo come sistema globale, basato su conquiste e colonialismo, diventa possibile esternalizzare le risorse da sfruttare: le colonie non erano più considerate come parte dell’economia o della società, giacevano al di fuori della società “civilizzata” e gli abitanti erano considerati selvaggi in attesa di essere domati e sfruttati dai civilizzatori. “Si passa dunque da una concezione di Madre Terra come organismo vivente, ad una concezione della natura come grande contenitore di risorse naturali da sfruttare […] gli uomini si emancipano dalla natura, così come dalle donne, grazie a scienza e tecnologia.” (Mies 1986)
Coloro che oggi controllano i processi di produzione e i prodotti non sono i produttori stessi, ma sono, come li definisce Mies, “appropriatori”
Mies estende questa analisi alla divisione internazionale del lavoro contemporanea, che si basa non solo sulla separazione tra uomini, donne e natura, ma anche su quella tra paesi del Nord e del Sud del mondo, definiti anche del “primo” e del “terzo mondo”, in cui i primi sfruttano i secondi, perlopiù ex-colonie. Coloro che oggi controllano i processi di produzione e i prodotti non sono i produttori stessi, ma sono, come li definisce Mies, “appropriatori”: la loro cosiddetta produttività presuppone l’esistenza e la subordinazione di altri produttori, in ultima analisi donne, che costituiscono la maggior parte della forza lavoro nelle sacche più basse del mercato del lavoro nei paesi del Sud del mondo. I non-produttori dunque controllano l’intero processo, di fatto con il mezzo della violenza, perché al cuore di questo paradigma sta il fatto che i non-produttori si appropriano e consumano (o investono) quello che altri hanno prodotto. In ultima analisi Mies definisce “l’uomo-cacciatore” come un parassita, non un produttore.
Ecofeminism, 1993

Con il volume scritto insieme a Vandana Shiva, Ecofeminism, Mies definisce e spiega cosa sia il femminismo ecologista. Pubblicato per la prima volta nel 1993, si tratta del testo base per lo studio dell’ecofemminismo: le attiviste Shiva e Mies elaborano una critica femminista allo sviluppo industriale moderno, le conseguenze che questo ha su donne e bambini, sulla natura e su ogni aspetto dell’ambiente, supportando la loro analisi con diversi esempi. Le autrici sostengono che il sistema globale del capitalismo patriarcale stia minacciando la vita su tutto il pianeta: è necessario prendere posizione e reagire a questa minaccia.
Lo sviluppo economico neoliberista costituisce una minaccia diretta alla riproduzione quotidiana della vita
Ecofeminism è una lucida accusa delle strategie di sviluppo praticate dal Nord nei confronti del Sud, un lavoro pionieristico ancora molto attuale. Lo sviluppo economico neoliberista che sta distruggendo l’ambiente e gli ecosistemi e ha abbassato moltissimo la qualità della vita in molti paesi costituisce secondo le autrici una minaccia diretta alla riproduzione quotidiana della vita, tuttora responsabilità primaria delle donne. Sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, le nuove guerre e i malfunzionamenti dell’economia pongono urgenti questioni per l’ecofemminismo. Le autrici si chiedono se esista una relazione tra l’oppressione patriarcale e la distruzione della natura in nome del profitto e del progresso, come le donne possano reagire alla violenza che questi processi portano con sé e si interrogano sull’urgenza di integrare le lotte e le istanze del movimento delle donne con quelle di altri movimenti sociali. Mies e Shiva analizzano queste e molte altre questioni in modo del tutto nuovo, una prospettiva unica che nasce dall’unione delle istanze femministe dei paesi del Sud del mondo, rappresentate da Shiva, e quelle del Nord, rappresentate da Mies. La loro critica si focalizza sulle teorie economiche, sull’idea convenzionale di emancipazione delle donne, il mito dello sviluppo, i fondamenti filosofici della scienza moderna, e l’assenza di un punto di vista etico nella discussione di diverse questioni, tra cui i progressi nelle tecnologie e biotecnologie riproduttive. Le due autrici costruiscono una nuova epistemologia e metodologia ecofemminista strettamente legata a concetti quali la sussistenza, la sostenibilità, la reciprocità e il rifiuto dello sfruttamento, della mercificazione dei bisogni e della violenza.

La lettura di questi due volumi o almeno di alcune parti di essi è essenziale per capire a fondo le questioni poste dall'ecofemminismo e le motivazioni dietro alle strategie proposte per creare le basi di una società alternativa. Maria Mies e Vandana Shiva sono state in grado di darci in modo chiaro e semplice tutti gli strumenti concettuali, teorici, filosofici e pratici per comprendere e affrontare la crisi sistemica globale che stiamo vivendo.
Fonti bibliografiche
MIES M. e SHIVA V., Ecofeminism, Zed Books, Londra, 1993
MIES M., Patriarchy and accumulation on a world scale, Zed Books Ltd, Londra, 2014
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