Breve introduzione alle conseguenze del neoliberismo
- Marta Regattin
- 27 apr 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 10 nov 2020
Una riflessione sulle condizioni socio-economiche, l' «accumulazione tramite esproprio» e la mercificazione
Secondo diversi studiosi, tra cui Richard Peet, David Harvey e Cheryl Payer la conversione al neoliberismo ha distrutto strutture e poteri istituzionali preesistenti al punto da minacciare le forme di sovranità statale e ha portato importanti cambiamenti nell’ambito della divisione del lavoro, delle relazioni sociali, del welfare, delle tecnologie, degli stili di vita e delle attività riproduttive. Inoltre, la neoliberizzazione non è riuscita a stimolare la crescita globale: i tassi di crescita globale aggregata che negli anni Sessanta si collocavano intorno al 3,5 per cento, negli anni Ottanta e Novanta scendono all’1,4 e infine all’1,1 per cento (HARVEY 2007). Infine, l’occupazione informale è cresciuta vertiginosamente (il "settore informale" è la parte dell'economia non regolamentata da norme legali o contrattuali) e quasi tutti gli indicatori globali che riguardano i livelli di salute, le aspettative di vita e la mortalità infantile dagli anni Sessanta ad oggi mostrano regressi e non miglioramenti. Sono solo due i “successi” che la rivoluzione neoliberista può rivendicare: la riduzione e il controllo dell’inflazione e la diminuzione della percentuale della popolazione mondiale che si trova in povertà. Questo ultimo dato però è dovuto quasi esclusivamente ai progressi economici di India e Cina.

GDP growth (annual %) - World
Percentuale del tasso di crescita annuale del PIL mondiale ai prezzi di mercato dagli anni Sessanta ad oggi. Si può facilmente dedurre da questo grafico come la crescita del PIL sia gradualmente diminuita e sia precipitata in concomitanza con le crisi economiche più gravi, in particolare quella del 2007-2008. Fonte: World Bank national accounts data, and OECD National Accounts data files.
Vi ho già parlato, nell'articolo "Neoliberismo: origini, affermazione e diffusione nel mondo" (link -> https://martaregattin14mr.wixsite.com/theecoaw/post/neoliberismo-origini-affermazione-e-diffusione-nel-mondo), delle ragioni per cui tante persone sono convinte che non vi siano alternative migliori al processo di globalizzazione neoliberista, ma occorre qui approfondire due aspetti chiave. L'irregolare sviluppo geografico delle economie neoliberiste nel mondo ha permesso a determinati paesi di progredire a spese di altri: il successo di certi paesi ha oscurato il fatto che non stessero aumentando la crescita e il benessere generali. Inoltre, questa trasformazione si è rivelata un grande successo per le classi più alte, ripristinandone il potere in certi paesi e creando le condizioni per la formazione di una classe capitalista in altri, come in Cina, India e Russia. Il punto di vista di queste élite ha potuto radicarsi e diffondersi efficacemente. In Breve storia del neoliberismo Harvey spiega come: “poiché i media sono dominati dagli interessi delle classi più alte, si è potuto propagare il mito secondo il quale gli stati fallivano economicamente perché non erano competitivi […]. Si è voluto sostenere che una crescente disuguaglianza sociale all’interno di un territorio era condizione necessaria per incoraggiare quel rischio imprenditoriale e quell’innovazione che potevano accrescere la forza competitiva e stimolare la crescita. Se tra gli esponenti delle classi più basse le condizioni di vita si deterioravano, era perché non riuscivano, in genere per ragioni personali e culturali, a potenziare il proprio capitale umano […].” In breve, la causa dei problemi è stata attribuita alla mancanza di forza competitiva o alle carenze personali, non al sistema sfruttante, inegualitario e asimmetrico.
Cambiamenti importanti e “accumulazione tramite esproprio”
La transizione al neoliberismo ha comportato cambiamenti importanti, come la costruzione di un’economia globale del tutto diversa e totalmente integrata, la crescita della finanza e dei servizi finanziari accompagnata da un notevole da un aumento della remunerazione delle operazioni finanziarie e la crescita delle tecnologie informative, le preferite dal neoliberismo.
Silvia Federici parla di una seconda accumulazione originaria realizzata su scala mondiale
“La conquista più importante della neoliberizzazione, tuttavia, è stata quella di ridistribuire, più che generare, ricchezza e redditi. I meccanismi principali attraverso cui ciò è stato ottenuto […] [sono] la continuazione e la proliferazione delle pratiche di accumulazione [di ricchezza] che Marx considerava “primitive” o “originarie” durante l’ascesa del capitalismo” (HARVEY 2007). Harvey definisce questo fenomeno come “accumulazione tramite esproprio”, Silvia Federici (sociologa, accademica, filosofa, attivista femminista e saggista italiana) parla di una seconda accumulazione originaria realizzata su scala mondiale, e Giovanni Arrighi (economista, sociologo e accademico italiano) spiega come l’accumulazione originaria non sia un evento storico preciso e unico, ma costituisca il fenomeno alla base dello sviluppo e della crescita capitalista in ogni epoca. Per accumulazione originaria si intende un’accumulazione di ricchezza, capitale e forza-lavoro, che ha costituito il punto di partenza per l’affermazione della produzione e del sistema capitalistico. In Patriarchy and accumulation on a world scale Maria Mies spiega: “affinché i modi di accumulazione capitalista potessero stabilirsi e mantenersi come processo di accumulazione del capitale estesa, guidati dal motore della produzione del plusvalore, andava accumulato capitale sufficiente a far partire il processo” (MIES 2014).
Questa nuova accumulazione si basa su una serie di processi molto simili a quelli che ebbero luogo durante l'accumulazione originaria che cominciò a fine '400, quando il sistema capitalista iniziò a diffondersi per diventare nel giro di due secoli quello dominante:
l’espulsione forzata delle popolazioni contadine dai loro terreni con la conseguente mercificazione e privatizzazione delle terre;
la conversione di diritti di proprietà comune, collettiva o statale in diritti di proprietà privati;
la soppressione di forme alternative di produzione e consumo (come la produzione per la sussistenza);
i processi coloniali e neocoloniali di appropriazione delle risorse;
la monetizzazione dello scambio e della tassazione (in particolare della terra);
la tratta di schiavi (che continua particolarmente nell’industria del sesso);
il debito nazionale e l’uso del sistema di credito, strumento primario di accumulazione tramite esproprio.
Lo Stato, con il suo monopolio della violenza e il suo potere di definire ciò che è legale, svolge un ruolo fondamentale nel sostenere e promuovere questi processi.

L’ampliamento dei limiti della mercificazione
Tuttavia, la caratteristica più preoccupante del processo di neoliberizzazione, e quella che forse ha le conseguenze peggiori sulla vita delle persone, è la tendenza del sistema neoliberista a considerare tutto come una merce: “presumere che i mercati e i segnali del mercato possano determinare nel modo migliore tutte le decisioni di stanziamento significa affermare che ogni cosa può in linea di principio essere trattata come una merce” (HARVEY 2007). In pratica, presupponendo che il mercato operi come una guida giusta per tutte la azioni umane, sono stati ampliati i limiti della mercificazione attribuendo diritti di proprietà e prezzi a processi e relazioni sociali, terreni, alla manodopera e al denaro stesso, che non sono propriamente delle merci, senza tenere conto delle realtà complesse che ci sono dietro e producendo dunque un danno enorme.
Le conseguenze sociali della neoliberizzazione sono estreme, e colpiscono maggiormente la condizione femminile
Sulla base di questa mercificazione generale, il neoliberismo ha trasformato il modo in cui si posizionano la forza lavoro, le donne e i gruppi indigeni nell’ordine sociale, considerando il lavoro una materia prima come qualsiasi altra. Inoltre, ha portato avanti un attacco contro il mondo del lavoro, smantellando il potere dei sindacati e di altre istituzioni della classe lavoratrice e creando mercati del lavoro flessibili: in pratica ha creato una “manodopera usa e getta” priva di ogni tutela e minacciata da ogni genere di trasferimenti geografici. La significativa riduzione del welfare e i cambiamenti indotti dalla tecnologia nelle strutture del lavoro completano il dominio del capitale sul lavoro all’interno del mercato.
Nel mondo sono numerosi i resoconti sulle condizioni degradanti, tiranniche e di sfruttamento a cui gli operai, spesso perlopiù donne, sono costretti e costrette a lavorare. Le conseguenze sociali della neoliberizzazione sono estreme, e colpiscono maggiormente la condizione femminile: “in genere l’accumulazione tramite esproprio cancella qualsiasi potere le donne possano mai aver conquistato all’interno dei sistemi familiari di produzione e distribuzione e all’interno delle strutture sociali, riportando tutto nell’ambito dei mercati maschili delle merci e del credito. Il percorso dell’emancipazione femminile dal controllo delle tradizioni patriarcali nei paesi in via di sviluppo passa attraverso un degradante lavoro in fabbrica o attraverso il commercio della sessualità […]. La perdita di protezioni sociali nei paesi a capitalismo avanzato [i paesi ricchi] ha avuto un effetto particolarmente negativo sulle donne delle classi inferiori.” (HARVEY 2007)
Qui sotto vi ho riportato la definizione di alcuni concetti importanti, spero che vi sia utile. Domande? Osservazioni? Scrivetemi nei commenti, mi trovate anche su Instagram (@theecofeministawakening) e su Facebook (Mar Tha).
Nel prossimo articolo parlerò nello specifico di neoliberismo, danni ambientali e donne. Perchè le conseguenze della neoliberizzazione colpiscono maggiormente la condizione femminile?
STAY TUNED!
Concetti chiave:
Settore informale = la parte dell'economia non regolamentata da norme legali o contrattuali.
Accumulazione originaria = l’accumulazione di ricchezza, capitale e forza-lavoro, che ha costituito il punto di partenza per l’affermazione della produzione e del sistema capitalistico.
Mercificazione = tendenza a considerare tutto come una merce, attribuendo un prezzo a processi, relazioni, diritti e soggetti che non sono propriamente delle merci.
Mercati del lavoro flessibili = mercati del lavoro altamente diversificati nei quali il lavoratore non svolgerà mai lo stesso lavoro e la stessa mansione nell’ambito della propria vita, potranno cambiare anche il datore di lavoro, la sede e l’orario lavorativo in base alle esigenze del datore di lavoro e alle necessità dell’azienda: un contratto di lavoro flessibile è meno costoso e meno impegnativo per le imprese.
Fonti bibliografiche
ARRIGHI G., Il lungo XX secolo. Denaro, potere e le origini del nostro tempo, ilSaggiatore, Milano, 2014
COTONE A. e SPANO C., Donne a Sud, edizione della battaglia, Palermo, 1999
FEDERICI S., Reincantare il mondo. Femminismo e politica dei commons, Ombre Corte, Verona, 2018
HARVEY D., Breve storia del neoliberismo, Gruppo editoriale il Saggiatore S.p.A., Milano, 2007
MIES M., Patriarchy and accumulation on a world scale, Zed Books Ltd, Londra, 2014
PAYER C., The debt trap, The IMF and the Third World, Monthly Review Press, USA, 1974
PEET R., Unholy trinity, the IMF, World Bank and WTO, Zed Books Ltd, Londra-New York, 2003
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