Il patriarcato esiste ancora? E cosa c'entra con il capitalismo?
- Marta Regattin
- 3 giu 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 12 feb 2021
IL PATRIARCATO MODERNO
“Patriarcato” significa letteralmente “governo dei padri”, ma se alcun* sostengono che non si possa più parlare di patriarcato nella nostra moderna, industrializzata, interconnessa, democratica, globalizzata società occidentale, altr*, compresi alcuni movimenti femministi, si chiedono se questo termine, così definito, rappresenti correttamente il sistema di dominio moderno. È la sociologa tedesca Maria Mies a darci la risposta più interessante a questo quesito: secondo lei definire il patriarcato come “governo dei padri” è molto riduttivo. Questo concetto oggi deve essere ampliato per descrivere in modo realistico il mondo contemporaneo: il patriarcato non è solo il governo dei padri, ma anche quello dei mariti, dei datori di lavoro, dei manager delle grandi corporation, degli uomini a capo della maggior parte delle istituzioni democratiche, gli uomini che ci rappresentano nelle democrazie parlamentari, nei summit internazionali, che prendono decisioni che cambiano le nostre vite, ogni giorno. In breve, il patriarcato moderno è un insieme di relazioni sfruttanti e di dominio: il loro consolidamento e la loro diffusione (oggi globale) non è affatto casuale.
Un fenomeno che ha avuto un inizio nella storia è probabile che avrà anche una fine
Scegliere di usare questo concetto ampliato, che possiamo anche definire neo-patriarcato, è utile per diverse ragioni: permette di descrivere il carattere sistematico ed universale delle relazioni sfruttanti ed oppressive nei confronti delle donne e della natura, consentendo di strutturare in modo più efficace la lotta femminista anti-patriarcale e i suoi obiettivi; inoltre, solo se consideriamo il patriarcato come sistema fondante queste relazioni è possibile comprendere come si siano affermate, quali mezzi sono stati e vengono tuttora utilizzati per mantenerle (come la violenza, l’esproprio, la guerra e la conquista); infine questo concetto permette di collegare le lotte del presente al passato, dandoci speranza che ci sia un futuro. Un fenomeno che ha avuto un inizio nella storia è probabile che avrà anche una fine: quello che diceva Giovanni Falcone della mafia è in un certo senso applicabile anche al patriarcato poiché sono entrambi “fatti umani”: “la mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.” (Giovanni Falcone). Da correggere in questa citazione, quando si parla di patriarcato, è il riferimento alle istituzioni: nel nostro caso sarebbe più corretto dire che le donne oppresse in tutto il mondo, in modi diversi, dovrebbero rendersi conto della somiglianza della loro condizione e pensare a strategie di lotta comuni ma declinate diversamente secondo le specificità di ogni paese o regione. Una resistenza al patriarcato non può che venire dal basso.

E IL CAPITALISMO COSA C’ENTRA?
Senza il patriarcato il capitalismo non ce l’avrebbe fatta, e senza il capitalismo il patriarcato non sarebbe diventato il sistema di dominio principale dell’uomo sulle donne e sulla natura a livello globale
Possiamo pensare al patriarcato come l’alleato più potente del capitalismo.
Il sistema capitalista nasce dopo il patriarcato del “governo dei padri”: fino all'alto medioevo, o meglio prima del colonialismo e della scoperta delle Americhe, le società patriarcali erano state ed erano numerose nel mondo, ma non si trattava di un sistema esclusivo: i governi erano mutevoli così come anche i costumi, gli Stati-Nazione come li conosciamo oggi non esistevano (mentre gli imperi sì) ed esistevano anche società matriarcali o basate su altri sistemi, sul rispetto dei ruoli femminili e maschili nella società e sul rispetto della natura. Il patriarcato pre-capitalista dunque non era un sistema pervasivo e universale, era solo uno dei tanti sistemi esistenti. Con la nascita del sistema economico e di dominio capitalista a partire dal 1450 circa, le classi dominanti di allora si accorsero subito di come il rafforzamento e l’espansione del patriarcato rendeva molto più facile la crescita capitalista, basata sull'espansione economica costante, profitti sempre maggiori e l’accumulo di ricchezza delle classi più potenti a discapito del resto (o meglio la maggior parte) della popolazione. Il patriarcato toglieva potere alle classi contadini e lavoratrici poiché minava la loro coesione, toglieva voce alle donne, permetteva un controllo sempre maggiore sulla riproduzione, sui mezzi di riproduzione e dunque sull'espansione demografica e della forza lavoro, due aspetti fondamentali dell’accumulazione originaria in Europa. Ma non solo in Europa il patriarcato, con i suoi spietati mezzi di conquista, si rivelò un’arma vincente: l’accumulazione di ricchezza e forza-lavoro proveniente dalle colonie fu possibile introducendo, ed esempio in alcune società precolombiane, i concetti propri del patriarcato: la resistenza locale agli espropri, ai furti e alle violenze fu vinta rompendo la coesione sociale (allontanando le donne dagli uomini) ed introducendo forme di sottomissione della donna che in quelle società non esistevano, come il matrimonio forzato e combinato, l’obbligo di procreare, il divieto di abortire, etc.
Il patriarcato pre-capitalista non era un sistema pervasivo e universale, era solo uno dei tanti sistemi esistenti
Il concetto di capitalismo patriarcale dunque descrive quel sistema, universale e globalizzato, che per espandere costantemente la sua ricchezza, ovvero generare un profitto sempre crescente, ha necessariamente bisogno di riprodurre continuamente la logica patriarcale, e dunque lo stato di oppressione e sfruttamento delle donne in tutto il mondo. In altre parole, senza il patriarcato il capitalismo non ce l’avrebbe fatta, e senza il capitalismo il patriarcato non sarebbe diventato il sistema di dominio principale dell’uomo sulle donne e sulla natura a livello globale.

Bisogna considerare l'insieme delle relazioni sfruttanti per avere una visione realistica dell'oppressione delle donne
I problemi di oppressione e sfruttamento delle donne oggi non possono essere spiegati se si considera il patriarcato come un sistema di relazioni superato insieme al feudalesimo, né possono essere spiegati dai meccanismi capitalistici da soli o considerando i due sistemi come autonomi e separati: il capitalismo è necessariamente patriarcale. Ci sono però alcun* autori/autrici femminist* che attribuiscono l’oppressione delle donne nella sfera privata (o nella “riproduzione”) al patriarcato, e il loro sfruttamento come lavoratrici salariate al capitalismo: considerando patriarcato e capitalismo come due sistemi scollegati il rischio è quello di ribadire anche nella sua critica la vecchia divisione sociale del lavoro capitalista, di fatto ostacolandone il superamento, passo fondamentale per abolire lo sfruttamento e l’oppressione delle donne.
ll femminismo, per vincere, deve combattere contro tutte le relazioni capitalistiche-patriarcali (ovvero le relazioni uomo-donna, esseri umani-natura e paesi ricchi-paesi sfruttati) considerando i due sistemi come strettamente interconnessi e interdipendenti: “[il movimento femminista] non può sperare di raggiungere il suo obiettivo concentrandosi solamente su una di queste relazioni, poiché sono interrelate.” (MIES 2014)
Fonti bibliografiche:
MIES M., Patriarchy and accumulation on a world scale, Zed Books Ltd, London, 2014
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