Le origini del capitalismo
- Marta Regattin
- 17 giu 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 12 feb 2021
Capitalismo ed egemonie
Secondo lo storico Giovanni Arrighi il sistema capitalista è caratterizzato da un andamento ciclico in cui il potere egemonico (ovvero l’ascesa e il declino di una potenza dominante) e l’accumulazione del capitale (ovvero di ricchezza e forza lavoro, che coincide con un’espansione produttiva e poi finanziaria) procedono di pari passo. Perché? Arrighi spiega come lo sviluppo dell’accumulazione su scala mondiale abbia sempre bisogno della presenza di un potere politico forte che organizzi i mercati, protegga gli investimenti e assicuri i profitti: per la sopravvivenza di questo sistema è quindi necessaria l’affermazione di un paese capace di esercitare un’egemonia internazionale. Il primo ciclo di accumulazione secondo gli storici si sviluppa tra il XV secolo e l’inizio del XVII ed è il ciclo genovese-iberico, il secondo è il ciclo olandese (XVII - metà XVIII secolo), il terzo è il ciclo britannico (metà XVIII – inizio XX secolo), e l’ultimo è il ciclo statunitense, che è cominciato all’inizio del XX secolo ed ha iniziato il suo declino con la crisi del 2008. Attualmente ci troviamo in una fase di “caos sistemico”, di crisi, senz’altro un periodo di transizione che, secondo Arrighi, potrebbe terminare con l’affermarsi di una nuova egemonia mondiale o potrebbe concludersi con l’emersione di un nuovo sistema, diverso da quello capitalista.
Lo sviluppo dell’accumulazione su scala mondiale ha sempre bisogno della presenza di un potere politico forte che organizzi i mercati, protegga gli investimenti e assicuri i profitti
Stati-Nazione e capitalismo
Il sistema di dominio moderno che lentamente si costruisce a partire dal XV secolo emerge dalla disintegrazione del sistema medievale. Secondo lo storico Wallerstein, il lasso di tempo significativo durante il quale fu creata l’economia-mondo capitalista va dal 1450 al 1640 circa.
Il sistema di dominio medievale era costituito da catene di relazioni signori-vassalli, esistevano sistemi giuridici diversi che talvolta si stratificavano e i confini sui quali i signori esercitavano la “sovranità” (una sovranità diversa da quella che conosciamo ora, che è caratterizzata da possessività ed esclusività) non sempre erano chiaramente demarcati. Questo sistema di dominio era legittimato da leggi, religioni e usanze comuni che esprimevano i diritti naturali appartenenti alla società nel suo complesso, era un dominio territoriale segmentato che Wallerstein arriva a definire addirittura “anarchia”, “un’organizzazione eteronoma di diritti e di rivendicazioni territoriali sullo spazio politico” (Wallerstein 1974).

Le relazioni di potere nel sistema feudale
Il capitalismo e gli Stati-Nazione sono cresciuti insieme e sono in qualche modo dipendenti l’uno dagli altri
Il moderno sistema di dominio che emerge in seguito alla disgregazione di quello medievale consiste nell’istituzionalizzazione dell’autorità pubblica all’interno di domini giurisdizionali che si escludono a vicenda, ovvero in territori con confini ben demarcati sui quali un’unica autorità esercita la propria sovranità, emana e fa rispettare le leggi. La legge, la religione e le usanze divengono nazionali, ovvero soggette solo all’autorità del sovrano o delle classi dominanti: si tratta degli Stati-Nazione.
Nello stesso periodo in cui emerge questa nuova forma di governo nazionale si sviluppa il capitalismo come sistema di accumulazione su scala globale. Divers* studios* hanno sottolineato come questa relazione non sia casuale: il capitalismo e gli Stati-Nazione sono cresciuti insieme e sono in qualche modo dipendenti l’uno dagli altri.
"L’ideologia prevalente […] era lo statalismo. Ma perché il capitalismo, un fenomeno che non conosceva frontiere, avrebbe dovuto essere sostenuto dallo sviluppo di Stati forti? […] Non si tratta di un paradosso: il segno distintivo dell’economia-mondo capitalista è proprio il fatto che le decisioni economiche siano orientate primariamente verso l’arena dell’economia-mondo, mentre le decisioni politiche siano primariamente orientate verso le piccole strutture che hanno controllo legale, gli Stati (che siano Stati-nazione, città-Stato o imperi) che si trovano all’interno dell’economia-mondo” (Wallerstein 1974).
In pratica, come sostiene anche Arrighi, senza un potere politico forte che assecondasse e sostenesse il nuovo sistema economico il capitalismo non avrebbe potuto svilupparsi e in seguito diffondersi in tutto il mondo. Gli Stati-Nazione hanno permesso lo sviluppo del capitalismo, e il capitalismo ha rafforzato il potere degli Stati-Nazione.

Carta politica dell'Europa verso la metà del XV secolo
La crisi del sistema feudale
Nel tardo medioevo l’economia feudale, colpita dalla crisi dell’accumulazione che si sarebbe protratta per più di un secolo, dal 1350 al 1500, era condannata: il sistema economico basato sull’autosufficienza e i salari in aumento consentivano la ricchezza popolare, ma come scrive Marx, “escludevano la possibilità della ricchezza capitalistica”. In Europa, dal 1450 al 1650 circa, il sistema feudale si disintegrò lentamente lasciando posto ad un nuovo sistema socioeconomico, che sebbene non fosse ancora ben definito, conteneva numerosi elementi che avrebbero caratterizzato la futura società capitalistica. Il nascente capitalismo, però, non era l’unica risposta alla crisi feudale: in tutta Europa, grandi movimenti sociali comunitari e rivolte contro il feudalesimo auspicavano la nascita di una nuova società basata sull’eguaglianza e la cooperazione, ma questo processo rivoluzionario durò poco, represso in un bagno di sangue e definitivamente estinto dal diffondersi della caccia alle streghe e dagli effetti dell’espansione coloniale.

Lavoro agricolo nel basso medioevo
L’“offensiva globale” di cui parla Silvia Federici viene descritta da Marx con il concetto di accumulazione originaria
La ristrutturazione socioeconomica che la classe dominante mise in atto in risposta alla crisi dell’accumulazione viene descritta da Silvia Federici come “un’offensiva globale” che gettò le fondamenta del sistema capitalista mondiale con lo scopo di espandere le proprie basi economiche tramite l’appropriazione di nuove fonti di ricchezza e l’aumento dei lavoratori sotto il suo comando. L’“offensiva globale” di cui parla Silvia Federici viene descritta da Marx con il concetto di accumulazione originaria: questa accumulazione di capitale e forza-lavoro è il punto di partenza essenziale del modo di produzione capitalistico avvenuta, sempre secondo il filosofo, principalmente tramite la separazione dei lavoratori dai mezzi di produzione (ovvero i mezzi con i quali essi provvedevano direttamente ai propri bisogni - un esempio è l’allontanamento dei contadini dalla propria terra) e la formazione del “libero” lavoratore indipendente. Scrive Marx: “[…] l’accumulazione del capitale presuppone il plusvalore e il plusvalore la produzione capitalistica e questa presuppone a sua volta la presenza di masse di capitale e di forza lavoro di entità considerevole in mano ai produttori di merci.” Egli spiega inoltre come la storiografia borghese descriva questo processo storico come una liberazione dalla servitù, ma come in realtà i produttori diventino “venditori di sé stessi” dopo essere stati spogliati dai loro mezzi di produzione.
Lo sfruttamento e il saccheggio, nonché la riduzione in schiavitù delle popolazioni del Nuovo Mondo, delle Indie Orientali e dell’Africa, sono momenti importanti nell’accumulazione originaria di capitale e lavoro
Marx e divers* altr* autori come Silvia Federici o Maria Mies sottolineano come anche lo sfruttamento e il saccheggio, nonché la riduzione in schiavitù delle popolazioni del Nuovo Mondo, delle Indie Orientali e dell’Africa, siano momenti importanti nell’accumulazione originaria di capitale e lavoro e quindi fonti di ricchezza capitalistica. L’emergente economia-mondo europea includeva un territorio molto vasto: il nord-ovest dell’Europa, il Mediterraneo cristiano, l’Europa Centrale, le regioni Baltiche, certe regioni delle Americhe (che erano sotto il controllo di Spagnoli e Portoghesi) e alcune enclave della costa africana. Solo tra il 1535 e il 1540 la Spagna prese il controllo di più di metà della popolazione dell’emisfero occidentale, e nel periodo tra il 1670 e il 1680, l’area sotto il controllo europeo si estese da tre a sette milioni di chilometri quadri. Maria Mies spiega come il capitale fu largamente accumulato nelle colonie tra il XVI e il XVII secolo, non attraverso il commercio “onesto” ma soprattutto attraverso il brigantaggio, la pirateria, il lavoro forzato e la schiavitù.

Rotte oceaniche e spartizione del mondo tra spagnoli e portoghesi tra il XV e il XVII secolo
Le leve dell’accumulazione originaria sono state la forza e la costrizione
Ci sono altre importanti trasformazioni che il capitalismo introdusse nella riproduzione della forza lavoro e nella posizione sociale delle donne in Europa di cui Marx non parla. Ad esempio, totalmente omesso dalla maggior parte dei filosofi e degli storici è il ruolo centrale della grande caccia alle streghe del XVI e XVII secolo nell’accumulazione originaria. Spiega Federici, “questa campagna di terrore, sponsorizzata dallo Stato, ha avuto un ruolo centrale nella sconfitta dei contadini europei, facilitandone [ad esempio] l’espulsione dalle terre che un tempo possedevano in comune” (Federici 2015), ma ha avuto un ruolo importantissimo anche nell’implementazione delle nuove politiche demografiche che la classe dominante europea ha messo in atto per accumulare forza-lavoro e ricchezza.
In generale, le leve dell’accumulazione originaria sono state la forza e la costrizione: lo sviluppo del capitalismo ha richiesto un enorme aumento sia della ricchezza della classe dominante europea, sia del numero dei lavoratori che ha sottomesso al suo comando. Per farlo, nel Nuovo Mondo ha soggiogato e sfruttato le popolazioni indigene e si è appropriata delle ricchezze di quelle terre, nell’Europa orientale ha dato luogo ad un “secondo servaggio” e nell’Europa occidentale alla privatizzazione della terra (anche attraverso le enclosures), alla caccia alle streghe e all’esclusione sociale dei soggetti deboli e malati, come vagabondi e mendicanti. Inoltre, non è un caso che in questo periodo la schiavitù abbia avuto una forte ripresa.

Il rogo di una donna accusata di stregoneria nel basso medioevo
FONTI BIBLIOGRAFICHE
ARRIGHI G., Il lungo XX secolo. Denaro, potere e le origini del nostro tempo, ilSaggiatore, Milano, 2014
FEDERICI S., Calibano e la strega. Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria, Mimesis, Milano-Udine, 2015
LUXEMBURG R., The accumulation of capital, 1913, capitolo 27, in https://www.marxists.org/archive/luxemburg/1913/accumulation-capital/ch27.htm
MARX K., Il capitale, Libro primo, Edizioni “La città del sole s.r.l.”, Napoli, 2004
MIES M., Patriarchy and accumulation on a world scale, Zed Books Ltd, Londra, 2014
WALLERSTEIN I, The modern world-system, Academic Press Inc, New York, 1974
In questo articolo ho toccato molti aspetti dell'accumulazione originaria che meriterebbero di essere approfonditi singolarmente, ma il mio intento era quello di trasmettere un'idea generale ma anche una visione alternativa rispetto alla narrazione dominante che riguarda quei secoli di storia. Ritengo che una rilettura critica di quel periodo oggi sia più che mai necessaria.
Fatemi sapere se volete saperne di più e soprattutto quali argomenti vorreste che approfondissi nei commenti o sulla mia pagina Instagram (theecofeministewakening)!
STAY TUNED!
Opmerkingen