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Parliamo di globalizzazione neoliberista

  • Immagine del redattore: Marta Regattin
    Marta Regattin
  • 14 apr 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 10 nov 2020



Si può definire la globalizzazione in diversi modi: una “compressione” spaziale e temporale del mondo (lo spazio globale si è ristretto), ma anche la diffusione della percezione del mondo come “un tutto”, l’intensificazione delle relazioni sociali a livello mondiale e l’interconnessione di eventi che pur accadendo in luoghi geograficamente lontani hanno una forte influenza gli uni sugli altri. Il tempo che occorre a persone, oggetti e immagini a coprire una distanza fisica è drasticamente diminuito e come risultato la rete di interazioni sociali si sta espandendo. La separazione tra culture ed economie è venuta meno: l’esperienza umana si è globalizzata e così anche arricchita, per questo alcuni autori la definiscono come “l’ultimo atto dell’Illuminismo”.

La globalizzazione è accompagnata, forse causata, da una concentrazione di potere

È impossibile, però, ignorare un problema: il modo in cui la globalizzazione è stata portata avanti può distruggere il suo stesso potenziale umanitario. Infatti la globalizzazione è accompagnata, forse causata, da una concentrazione di potere: i media riducono le distanze necessarie alla comunicazione di informazioni, ma allo stesso tempo tendono a diffondere un’unica interpretazione delle realtà e dunque ad omologare l’informazione stessa; le imprese multinazionali integrano i sistemi di produzione in un’unica economia globale, ma sfruttano questa condizione per dominare la forza-lavoro competitiva e per manipolare più efficacemente i consumatori; le istituzioni della governance globale, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, portano interi continenti sotto lo stesso controllo non-democratico.

Non abbiamo a che fare semplicemente con la “globalizzazione” intesa come un processo spaziale neutrale, ma con una globalizzazione neoliberista

Il processo di globalizzazione è stato accompagnato dall’aumento del potere di certe istituzioni operanti secondo principi stabiliti in modo non democratico e che influenzano drasticamente la vita delle persone nel mondo. Sono “istituzioni della governance globale”: governance significa controllo e regolamento quasi-statale e non democratico di programmi e piani economici, mentre per istituzione si intende un corpo centrale di esperti che condividono un’ideologia comune, e globale fa riferimento all’area di governo in cui operano queste istituzioni, ovvero il mondo. All’interno di queste istituzioni c’è una crescente influenza di una singola ideologia: il neoliberismo. Questo significa che non abbiamo a che fare semplicemente con la “globalizzazione” intesa come un processo spaziale neutrale, ma con una globalizzazione neoliberista. La globalizzazione e la globalizzazione neoliberista sono due concetti distinti: la prima ha un “potenziale umanitario”, mentre la seconda domina la realtà influenzando e forgiando secondo i suoi scopi l’idea stessa di globalizzazione. I movimenti sociali anti-global non lottano dunque contro la globalizzazione in generale, ma contro i tipi di globalizzazione messa in atto dalle idee, dalle politiche e dalle istituzioni neoliberali.


Dunque, dall’accorciamento delle distanze, non risulta soltanto un arricchimento degli scambi tra parti del mondo prima distanti o isolate, ma anche un processo in cui una cultura domina le altre, e un insieme di istituzioni controlla tutte le altre: è questa concentrazione di potere a distruggere il “potenziale umanitario” della globalizzazione.



Che cos’è il NEOLIBERISMO? Si tratta di un argomento complesso, che merita di essere approfondito nel prossimo articolo. Avete domande in merito? Scrivetemele nei commenti!


STAY TUNED!


 

Fonti bibliografiche:

HARVEY D., Breve storia del neoliberismo, Gruppo editoriale il Saggiatore S.p.A., Milano, 2007

PEET R., Unholy trinity, the IMF, World Bank and WTO, Zed Books Ltd, Londra-New York, 2003

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